Quasano (Quaséne in dialetto locale), l'unica frazione di Toritto nella città metropolitana di Bari, è una località che conta trecento abitanti.
È soprattutto un centro turistico estivo, ma è frequentato anche d'inverno grazie alla presenza di due agriturismi e di diversi locali di ristorazione e svago.
Nel mezzo dell'altopiano delle Murge, è meta di escursionisti e turisti, anche grazie all'unicità dell'ambiente circostante.
La borgata di Quasano sorge su una di quelle alture che prendono il nome di Murge.
Queste si dividono in alte e basse, hanno inizio sul territorio dalla Silla di Spinazzola, attraversano le province di Bari, Brindisi, Taranto e Lecce fino
alla punta di S.Maria di Leuca e costituiscono una vera e propria impalcatura rocciosa di banchi calcarei.
Esse hanno perciò un arido e nudo suolo senza acque correnti, nè valli ben distinte. Gli avvalamentifra di loro sono detti lame, doline, gravine.
Le Murge non hanno cime, picchi o vette, ma assumono forme rotondeggianti e ondulate.
Le Murge alte si diramano in diverse direzioni ed hanno la punta più alta nel Monte Caccia (quota m.680).
Le Murge basse, costituite da colline (su cui si trova Quasano) non eccedenti i 200 e 250 metri d'altezza, coperte (per lo più) da un territorio argilloso, si stendono dalla base della collina (m.510) su cui è eretto il superbo
Castel del Monte, verso l'oriente della regione, parallelamente alle Murge Alte ed al litorale Adriatico da cui distano non oltre 30 o 40 chilometri. I terreni coltivati sono caratterizzati dalla suggestiva
vegetazione di ulivi, di mandorli e di viti.
Le Murge poi si susseguono nella provincia di Lecce, comunemente chiamate Serre, hanno un'altitudine che non supera i m.130 di Alessano fino ai 33.m della Serra su cui sorge Carmiano.
Le nostre Murge hanno il suolo roccioso, arido, brullo con un sottosuolo costituito da caverne, grotte, doline, formando fenomeni appellati carsici, termine che deriva dalla definizione della uguale natura del suolo del Monte
Carso (sulla sponda del fiume Isonzo).
Le piogge non alluvionali sono come inghiottite tra le anfrattuosità delle Murge, onde col passare del tempo esse, infiltrandosi nelle viscere della terra, hanno formato delle gallerie di stalattiti dalle forme più bizzarre e colossali.
Fenomeni carsici sono le gravine, le gravi, le voragini, le doline, le lame e le grotte.
Profondi avvallamenti a pareti ripide nelle Murge alte (presenti a ridosso della Statale che da Spinazzola va a Gioia del colle, fino a Taranto),
costitutiscono veri e propri burroni della profondità di circa 150 metri.
Una delle gravine più caratteristiche è quella che si trova appunto nella città di Gravina (da cui ha preso il nome).
Sono vere e proprie voragini nel suolo calcareo. La più famosa è quella di Castellana, scoperta dal prof. F.Anelli nel 1938, profonda circa 60 metri. Nel fondo di essa è possibile l'accesso alle meravigliose grotte. interessanti sono anche: la Grava di Cassano Murge e quella di Farenella fra Corato e Gravina.
Presenti, numerose, nelle Grotte di Castellana, a Cutrofiano (Lecce) ecc.
Avvallamenti ampi e profondi, detti puli e pulicchi, se meno profondi, e spesso a forma di imbuto capovolto. Interessantissimi: i Puli di Altamura, di Molfetta, di Ruvo e i Pulicchi di Gravina e di Toritto.
Avvallamenti delle Murge coperti di spesso strato di terreno coltivabile.
Sono quelle interne (Grotte di Castellana) e quelle marine che hanno l'ingresso dal mare (Grotte di Polignano).
Domina sulle Murge fra Altamura, Gravina di Puglia e Corato (e quindi attorno a Quasano) la gariga, una zona di terra incolta coi cespugli di quercia spinosa ove vi dominano piante basse sempre verdi, come sono le querce, perchè sempre hanno un colore tendente al giallo scuro.
Sono presenti anche lecci. roverelle, ginestre e rosmarino. Tipica, ancora, è l'umile e profumatissima mentaccia.
E' possibile ancora (per poco?) trovare selvaggina: lepri, volpi, donnole (faine), cinghiali, ricci di campagna ma anche vipere e serpi.
Da sempre un soggiorno più o meno lungo a Quasano ha assunto per tutti la funzione di una parentesi di riposo, di distensione e di vita all'aria aperta.
Aria pura e attività fisica, sono state sempre coniugate strettamente in momenti di gioco e divertimento.
Erano famosi e molto praticati i giochi popolari: vi partecipavano tutti e con tanto slancio ed impegno.
I nostri anziani
li ricorderanno certamente come di certo ci ricorderanno i tornei, vere e proprie olimpiadi stagionali di gioco della Staccia.
Gli adulti di oggi, invece, ricorderanno tanti giochi che scandivano le diverse opre della giornata coi rumori e le voci
che si mescolavano al canto delle cicale, di giorno, e a quello del cuculo, la sera. Notissimi e diffusi erano i giochi con la corda, coi tamburelli e coi cerchi.
Di altri giochi ci sembra interessante riproporne le istruzioni e le regole.
Si pone, a una certa distanza dal gruppo dei giocatori, una staccia, cioè una pietra piatta sistemata verticalmente, ogni giocatore pone dietro la staccia, la propria moneta che costituisce la posta del gioco.
Successivamente, il primo giocatore, designato dalla conta, lancia rasoterra
una pietra tondeggiante cercando di abbattere il birillo rudimentale vincendo in tal modo quelle monete che restano coperte (in tutto o in parte) dalla staccia.
I giocatori si dividono in due squadre; il campo del battitore è delineato da un cerchio tracciato col gesso. Con una conta si decide quale delle due squadre dovrà lanciare il bastoncino facendolo sollevare
in aria e colpendolo al volo con una mazza piatta.
L'altra squadra posta ad una determinata distanza deve cercare di afferrarlo ae rilanciarlo nella zona del battitore evitando che questo possa nuovamente colpirlo.
Per il gioco sono necessari una mazza piatta larga ed un proiettile di legno affusolato alle estremità.
Su una panca (ve ne sono tante) si siedono in numero eccessivo rispetto allo spazio i giocatori che così devono premersi l'un l'altro come le olive quando si produce l'olio. Ogni giocatore ha la possibilità di spingere l'altro fuori dallo spazio di gioco. Chi riesce a stare sul gradino o sulla panca vince.
Due squadre giocano lanciandosi la palla.
Chi prende la palla fa prigioniero l'altro che l'ha lanciata. Questi passa prigioniero nel campo nemico e per liberarsi deve riprendere la palla.
Si disegnano in terra alcune caselle numerate, ci si sale sopra reggendosi su una sola gamba, spingendo una pietra che non deve fermarsi oltre i limiti di ogni casella, fino in fondo.
...E chi più ne ha più ne metta.
Per la conta si può usare la seguente filastrocca:
Papp'Andonie
a ververanze
Pigghjie a ddue
e pigghjie a spranze
e spranze pigghjie a due
Pappè Andonie
a vin-di-du-e
Voi credete che il terreno sia arido, cosparso di spine e sterpaglia, a chiazze fra le pietre, più rotondeggianti o più appuntite, sporgenti a punte o a chiaghe piatte o lisce, per lo più di traverso a livello del suolo, richiedono per una passeggiata, dei passi decisi con scarponi
di campagna o da trekking ad evitare scivoloni ed inciampi, e non sapete che sotto i vostri piedi potrebbe essere stata calpestata una nobilissima pianta, povera se volete, ma bella, che a comprarla dall'estero costa un occhio.
E' l'orchidea della Murgia. Si, una vera e propria orchidea dai colori delicati marrone forte e bruno. Se ne trova a migliaia di esemplari su ogni collinetta e lama.
Non è
appariscente come le ibride ed esotiche orchidee importanti da altri luoghi, ma è originariamente naturale e, credetemi, a ben guardarla, veramente bella. Potrebbe benissimo ben figurare accanto a tante altre belle piante della Murgia, in una di quelle rassegne e mostre che tanto invitano al rispetto e all'esaltazione della natura.
Un' altra pianta per la quale non spendereste un soldo bucato è u avrusce. Chi non la conosce non sa che, quando è ancora tenera, assomiglia molto ad un piccolo carciofo o, se volete ad un'altra umile pianta salutare, l'orobanca, ossia la sporchie (la pianta parassita della fava).
Provate a preparare una frittata d'avrusce e sentirete che bontà.
L'avreste mai sospettato?
De funghi? Altro dirvi non voglio!...Cardencidde, chiacchiaridde, paparazze, funge de feure, funge de pineite...
Non saccheggiamo e distruggiamo i terreni di coltura.
Cogliamoli! Ma con cura e con amore, senza scavare e ditruggere le radici.
Efficaci son gli infusi che possono essere preparati, utilizzando una di queste piante oppure anche uno di questi frutti: malva (con le radici), carrube, orzo, fichi secchi,rosmarino,gramigna.
L'infuso s ìi ottiene facendo bollire in acqua (uno o due litri) le piante o i frutti, fino ad ottenere un liquido concentrato. Filtrato, l'infuso può essere bevuto in quantità desiderata, zuccherato o non, due o tre volte al giorno.
Si può utilizzare un infuso di ortica, preparato alla manieragià descritta.
L'infuso va consumato freddo. Una volta, lo si teneva a raffreddare di notte, all'aperto (al sereno).
Si dice che faceva miracoli l'infuso ottenuto con l'erba spaccapietre (chiedere ai contadini dove trovarla). Il liquido va bevuto freddo (al sereno).
Contro disfunzioni di stomaco, fegato, intestinoUtile l'infuso con la cosiddetta amaruggine (chiedere,come al solito, ai contadini). Da consumare freddo. E' interessante ricordare il detto popolare "L'amaruggine ogni male distrugge".
Un buon infuso di camomilla nostrana, non irrorata. L'infuso di camomilla può essere usato anche in cosmetica per schiarire di colore i capelli.
Può essere preparato utilmente un unguento che viene decantato come toccasana. Vengono utilizzati semi di melacotogna che, tritati in modo finissimo, sono messi a bollire in acqua fino a formare una poltiglia alla quale viene aggiunto olio d'oliva.
Infuso di picciuoli di ciliege.
Infuso di foglie di malva (da far bollire fino alla completa disintegrazione).
Alcune colorite indicazioni curative fanno parte del tradizionale buonumore popolare, ne citiamo due:
Una buona mangiata di fichi d'india
Fichi freschi consumati a digiuno la mattina... ma senza esagerare, perchè potrebbe essere difficile trovare subito fichi d'India.
Fino a qualche anno fa non si poteva parlare di Quasano senza un riferimento a questa struttura. Il Murgia vanta piscine, grandi sale, impianti sportivi e soprattutto bellissime ed alberatissime ville. Ma come è nato questo complesso?
Nei primi anni '60 un trentenne imprenditore barese, Pasquale "Nino" Bellomo, quasi per caso, in un contratto con una famiglia originaria di Toritto (Loizzi) ebbe a conguaglio per una vendita su Bari, dei terreni, uno dei quali
proprio dove ora sorge il Murgia. La zona, allora molto arida, non faceva certo presagire quella che sarebbe diventata negli anni avvenire, ( lui poi amava il mare, la barca, viaggiare). Il fato volle che suo figlio (allora di tre anni) si ammalasse ed il medico
di famiglia gli consigliasse l'aria mite e dolce della mezza collina.
In 40 giorni Nino costruì la sua villa.
Il bimbo guarisce in pochissimo tempo, ed è a questo punto che affiorano in lui i sogni di ragazzo, la molla creativa: realizzare qualcosa di diverso dal solito condominio cittadino, costruzione che si tramandava nella sua famiglia di imprenditori.
Nasce la seconda villa e poi la terza, è stimolante in questo periodo l'amicizia che lo lega all'avv Iacovone, vicino di casa. La quarta, la quinta, la sesta villa sono la corsa verso il bello e l'essenziale, la riservatezza e l'amore per la natura.
Quasano diventa per lui e la moglie Marisa qualcosa di più della dimora estiva: due dei loro figli prenderanno la prima comunione proprio nella Chiesa della borgata da don Francesco Lionetti, il cuore della famiglia Bellomo appartiene ormai a questo pezzo di terra,
Con le ville nasce il progetto Murgia che sarà il suo capolavoro di efficienza e bellezza, della voglia di comunicare con gli altri, nella tradizione.
E' tipica della civiltà del Mediterraneo, fin dai suoi primordi, il culto pagano del Sole di cui restano interessanti testimonianze monumentali nell'orientamento di moltissimi manufatti, di immagini scolpite sui più comuni materiali in uso, in alcune tracce di culti pagani presenti nell'attuale patrimonio folcloristico e nella memoria storica del popolo che tenacemente ne ha conservato i segni.
Le specchie, mucchi enormi di pietre nei nostri fondi sarebbero in molti casi residui diroccati di costruzioni dedicate al sole. Nella zona di Legna se ne trovano a centinaia.
Si va perdendo, ma è sempre presente e ancora qualcuno dei nostri anziani ricorda che nella zona delle Matine , a poche centinaia dio metri dalla Masseria Ferrara sorgeva un'altra
Masseria del sole che avrebbe preso il nome da una mitica antichissima Città del Sole.
Dopo gli ultimi ritrovamenti archeologici (soprattutto corredi funerari in numerosissime tombe) a Toritto vi è la chiara individuazione di almeno tre zone dell'agro cittadino in cui sono stati effettuati ritrovamenti molto ricchi di vasellame, armature e oggetti vari in creta e in bronzo, appare ormai certo che nella zona che va da Mariotto fino a tutto l'agro di Toritto ed oltre hanno avuto reale esistenza notevoli centri abitativi o stazioni prima peuceti e poi romani.
in modo particolare attorno a quel luogo a cui s'attribuisce la collocazione della leggendaria Città del Sole sono stati effettuati ritrovamenti notevoli di reperti archeologici (purtroppo distrutti o smarriti) che risalgono ai secoli V e IV a.C.
Una delle cose più appariscenti a chi visita i luoghi è quello di calpestare un terreno coperto di milioni di frammenti di oggetti di creta.
Si è sempre parlato di una città distrutta o sepolta dai detriti alluvionali in quella zona. Di certo, però, ancora ad oggi non c'è saputo. Vero è invece che da quelle parti scorreva la Via Traiana.
La piaga del brigantaggio molto viva in Calabria e altrove, alla metà circa del secolo scorso, non mancava nella nostra Puglia. La Murgia s'è prestata in diverse occasioni a nascondere i loschi figuri che ne praticavano la vita.
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alcune delle masserie del circondariato sono ricordate come luoghi d'assalto o di ritrovo di quelli attori della malavita di allora.
Accanto a diversi altri episodi, legati a quelle storie, una in particolare è giunta fino a noi piuttosto viva. F.C. un contadino torittese, lavorava nel suo campo, quando fu avvicinato da due sconosciuti che gli chiesero notizie sulle caratteristiche del luogo e su alcuni punti precisi di riferimento. Ottenute le informazioni si allontanarono, per altro non dall'attenzione dell'informatore.
Molto più tardi dall'incontro, il contadino per curiosità seguì il percorso degli sconosciuti quando già si erano allontanati e si imbattè in un fosso nel suolo nel quale rinvenne due marenghi d'argento (monete in uso negli anni in cui si manifestò il brigantaggio).
Si narrava che briganti imprigionati dopo avventurose catture, svelassero a compagni di prigione in attesa della liberazione, dei luoghi dove erano stati nascosti i frutti delle loro azioni criminose. Si narra che altre refurtive siano custodite fra le pietre delle specchie.
Che quel tratto della strada che va da Mariotto a Mellitto fosse un prolungamento di una di quelle tre grandi arterie, dette Tratturi, voluti dal Re Alfonso d'Aragona, intorno alla metà del secolo decimoquinto, per favorire le emigrazioni delle greggi, d'autunno verso la pianta di Foggia, e da questa, al principio dell'estate, verso i monti abruzzesi, non lo sappiamo.
Fatto sta che da sempre quella strada si chiama Tratturo ed è stata certamente un erbal fiume silente per le greggi che si spostavano ai piedi della Murgia.
Se desiderate trattenervi a Quasano per qualche giorno, o anche per un intero mese e anche più, state ben certi che non vi annoierete. Avete la possibilità di scegliere fra tante proposte di svago e divertimento quello che più vi aggrada.
Visita alle masserie. Un ritorno a dimensioni di vita fatte a misura d'uomo.
Un mondo di notizie, curiosità, atmosfere tutte da scoprire.
Alcune di queste è possibile visitarle anche all'interno; altre possono essere osservate nelle maestose strutture esterne.
Le Masserie a breve distanza da Quasano sono: La Sentinella, Lamadenza, Quarto, Fariello, ecc.
Funghi: nei mesi di ottobre-novembre si trovano i tipici funghi della Murgia: cardengidde, paparazze; nel sottobosco i chiacchiaridde. A dicembre nel sottobosco della pineta spuntano a milioni i chiodini di pino (ottimi se conservati in olio d'oliva di Toritto dopo la bollitura in aceto).
In tutto il territorio di Quasano; suggestivo il percorso della tradizione Toritto-Quasano.
Se ne sconsiglia l'uso. Chi lo fa non sa cosa perde a muoversi a piedi o in bicicletta.
Pulicchio - Pulo di Altamura - Grave di Gravina - Sassi di Matera- Pulo di Molfetta - Grava di Cassano - Pulo di Ruvo - Grotte di Castellana.
Trulli nei dintorni di Quasano - Trulli di Alberobello - Mura Megalitiche di Altamura - Menhir di Modugno (Monaco di Modugno) - Dolmen di Bisceglie - Mura di Monopoli.
Museo Archeologico di Bari - Museo di Altamura - Museo di Ruvo.
Castel del Monte - Castello (Torrione) di Bitonto - Castello Svevo di Bari - Castello di Conversano - Torre Normanna di Rutigliano - Castello di mola di Bari - Castello di Gioia - Castello di Barletta.
Canosa: Cattedrale - Mausoleo di Boemondo.
Barletta: Duomo (Sacro a S.Maria, ha la parte anteriore in stile romanico del 1153, il resto del sec. XIV, è in stile goticizzante).
Andria: Campo della Disfida di Barletta (sulla strada fra Andria e Corato).
Ruvo: Duomo (pregevolissima opera architettonica del principio del XIII sec.) - Museo Jatta (vasi di epoca romana, raccolte di monete, ecc.).
Bitonto: Duomo (fondato nell'anno 1200).
Palo del Colle: Chiesa Matrice - Tomba di Santa Damaride.
Bisceglie: Chiesetta di Santa margherita (1197) - Tomba della famiglia Falcone.
Bitetto: Cattedrale - Tomba del Beato giacomo.
Giovinazzo: Cattedrale.
Bari: Cattedrale (del sec XI) - Basilica di S.Nicola (sec.XIII) - Museo archeologico - Pinacoteca provinciale.
Gravina: Cattedrale (XVI sec.) - Chiesa di S.Michele (completamente scavata nel tufo) - Chiesa della madonna delle Grazie (edificio estremamente barocco).
Altamura: Cattedrale (1230, fatta costruire da Federico II, opera d'arte insigne, restaurata malamente nel 1860).
Mola di Bari: Cattedrale (XII sec.).
Conversano: Cattedrale (XII sec.).